Villa P.
Aprile 2022.
Premessa
Questa è stata la mia prima “figurina”. O forse ho già collezionato altre figurine in precedenza senza nemmeno saperlo, quando ancora l’Urbex in Italia non era una collezione di figurine. Beh in questo caso sapevo benissimo che si trattava di una figurina per la quale pochi giorni prima si era alzato un gran polverone, per merito dei soliti “esploratori” collezionisti. Funziona in questo modo: quando un posto “nuovo” arriva nelle mani sbagliate, le informazioni si propagano in rete in maniera incontrollata, con diffusione esponenziale. A questo punto parte la corsa per accaparrarsi la figurina, ossia fare la stessa foto fatta dagli altri prima che succeda una delle seguenti opzioni:
- il posto viene chiuso per mano dei proprietari;
- il posto viene lucchettato da un “collezionista”;
- il posto viene rovinato o devastato dai vandali;
- il posto viene rovinato o devastato da un “collezionista” per evitare che qualche suo rivale possa fare le sue stesse foto.
Di questa feccia umana ne ho già parlato in una sezione della pagina I Nemici dell’Urbex.
Tornando a questo posto in particolare, dei geni piombati come degli unni nella proprietà si sono fatti notare (usando un eufemismo) dai vicini e in più qualche antiquario munito di furgone è passato in orari notturni per far sparire qualche pezzo pregiato da rivendere. Bene, tutto ciò ha richiamato l’attenzione degli attuali proprietari che seppur abitando a diverse centinaia di chilometri dalla “villa” sono voluti intervenire in maniera propositiva, organizzando delle “visite autorizzate” alla loro proprietà. In questo frangente, accettando l’invito di un’altra esploratrice fino a quel momento conosciuta solo on-line, mi unisco a uno di questi “tour organizzati”.
Storia
Più che di una villa si tratta di una vera e propria dimora storica, incastonata in un piccolo borgo. Fu la residenza di un famoso personaggio di scienza vissuto nella seconda metà del XIX secolo.
Esplorazione Visita
Tralasciando tutti gli imprevisti e i ritardi sulla tabella di marcia che abbiamo dovuto gestire per arrivare a destinazione, diciamo che al nostro arrivo c’era un nutrito gruppetto di altre persone che si sarebbe aggregato alla nostra visita ad aspettarci davanti all’ingresso principale. Già immaginavo che scattare le foto sarebbe stato un inferno, con tutte quelle persone a girovagare per le stanze e l’umore non era dei migliori. Entriamo dalla porta principale, dopo aver atteso l’apertura del lucchetto con la chiave… inaudito per un esploratore!
A quel punto ho cercato di capire come poter sfruttare al massimo comunque quell’opportunità. Intuisco che fortunatamente il posto è talmente grande che forse non ci saremmo dati troppo fastidio. Altra nota positiva, solo altre due persone hanno una macchina fotografica, le altre si muovono con lo smartphone e altre non scattano nemmeno, sono solo interessate all’importanza storica della dimora e ad un’eventuale possibilità di farla entrare nel circuito del FAI.
Il primo ambiente in cui mi fiondo è la cappella privata, forse riduttivo chiamarla così dato che sembra una piccola chiesa vera e propria! Ci sono diverse file di panche, un altare con candelabri, affreschi, quadri, statue e due grandi lampadari con candele e gocce di cristallo.


In un angolo vicino all’altare ci sono anche le statuine di un antico presepe mentre sul muro vicino all’ingresso ci sono delle targhe in marmo con tutte le date delle messe e l’acquasantiera. La cappella risulta essere dedicata a S. Giuseppe e costruita nel 1866. Sono sicuro di aver scattato delle pessime foto ed esco dalla cappella per fotografare questa volta con più luce, l’atrio di ingresso con le sedie di legno e i busti di pietra. Uno dei soggetti più fotografati e condivisi di questo luogo, senza dubbio. Bello, sì senz’altro, ma inizio a sentire il senso di “tutto già visto” che sale.

Seguo le altre persone che entrano nell’abitazione e salgono la scala. Al primo piano c’è uno degli ambienti più belli, indubbiamente, di tutta la casa. Una sala biblioteca con tre grandi librerie ancora piene zeppe di libri, una lavagna, un grande lampadario in ferro battuto che scende dal centro del soffitto. L’intonaco in un angolo del soffitto stesso è crollato e sono evidenti parecchi segni di infiltrazioni e cedimenti. Il pavimento nella zona del tavolo vicino alle finestre fa una cunetta spaventosa che non invita certo a camminare in quel punto. Si capisce già che la costruzione ha parecchi danni e a onta delle parole sentite in precedenza riguardo una possibile riqualificazione mi viene da dubitare, pensando che per rimettere in sicurezza una dimora del genere servano tanti, tanti soldi. Per non parlare di un’eventuale ristrutturazione degli affreschi rovinati, degli impianti elettrici, dell’acqua, del riscaldamento eccetera. Comunque l’atmosfera decadente passa addirittura in secondo piano dietro al fascino di tutti quegli oggetti antichi che ci sono qui dentro. Spesso nell’esplorazione urbana ci troviamo di fronte a oggetti semplicemente vecchi, qui invece vediamo cose che hanno ben più un secolo.

La maggior parte dei libri che mi sono soffermato a guardare sono testi antichi, dalle pagine ingiallite e con rilegature non più in uso ai nostri tempi. Il lampadario era pensato per ospitare numerose candele, la lampadina al centro è stata fatta arrivare in un secondo momento e legata in qualche modo col filo elettrico. Con tutta probabilità questa casa fu costruita e inizialmente abitata quando ancora la corrente elettrica non esisteva o per lo meno non era ancora a disposizione di tutti.
Oltre la biblioteca si susseguono diverse stanze, alcune vuote, altre con ancora il mobilio e le tende alle finestre. C’è una camera da letto con doppie tende, a tema floreale e in pizzo con la trama che disegna dei bellissimi leoni rampanti. Le piante rampicanti cresciute lungo la facciata della villa passano attraverso le persiane socchiuse e i vetri rotti per insinuarsi nelle stanze come mani bramose.
Salgo al secondo piano. Sì, in questo caso non ho seguito il consueto ordine ma mi sono spostato a seconda di dove vedevo che non c’era nessuno, in modo da potermi muovere tranquillamente. Non sapevo neanche quanto tempo avessimo a disposizione, per cui avevo una certa frenesia, davvero deleteria per lo scatto delle foto. Mi trovo in un’altra stanza pluri-fotografata. Al centro troneggia un vecchio divano circolare, a “sombrero”, con una corona dorata in cima. La stoffa del rivestimento praticamente non c’è più e sia l’imbottitura che le molle sono a vista. pare che in passato la casa sia stata la dimora di una colonia di conigli e non stento a crederlo. Alle pareti ci sono vecchi quadri e su una specie di consolle ci sono quello che resta di una vecchia chitarra e l’elmetto da lavoro del proprietario.

Le stanze adiacenti sono semi vuote, con qualche vecchio mobile ma molti oggetti e documenti interessanti sparsi in giro. Sembra di essere in un negozio di antiquariato. Tra gli oggetti che più mi hanno colpito ci sono: una copia del giornale francese “Le Soir” del 9 Maggio 1940, riportante le notizie della seconda guerra mondiale in corso, la confezione di un medicinale in puro stile del Ventennio e un ventaglio di carta souvenir di Torino. In un antibagno c’è una consolle giallo limone con specchio e cassetti e quindi una camera da letto con un comò, due letti e un camino.
La scala sale ancora ma conduce ad un sottotetto puntellato e decisamente poco invitante.
Scendo nuovamente al primo piano e raggiungo una stanza che prima non avevo visto. Su una parete tra due finestre c’è un tavolino con un antico portapenne, sovrastato da un quadro con il ritratto di un uomo con grandi baffi e un’uniforme ricca di medaglie. Sul pavimento c’è una grande cassa di legno con le scritte “FRAGILE” e “stabilimento di Padova”. Nella stanza seguente tutto l’intonaco e il rivestimento a volte del soffitto sono crollati a terra, comprese delle lunghe travi curve. Sembra un cimitero delle balene. L’intonaco mancante rende possibile vedere le belle pareti in pietra e le volte del soffitto in mattoni rossi.



Altra stanza con armadi praticamente ancora pieni di vestiti e oggetti sparsi, tra cui un incredibile ventaglietto di carta con manico di legno probabilmente dato in omaggio con il biglietto per il teatro Olympia.

Sul ventaglio c’è applicato un foglietto con il programma degli spettacoli e di fianco un disegno di un’elegante coppia, tutto in stile anni ’20 o al massimo ’30 del XX secolo. Questo il programma: “Grandiosi Spettacoli di Attrazione, Varietà Cinematografo”
- 1-2 ORCHESTRA
- 3 The TIGER LILY danze acrobatiche
- 4 I MASCOTTE d’ELVA duettisti comici
- 5 The TEXAS HATTIE equilibristi nel filo
- 6 FEODOROWNA stella internazionale
- 7 I GATTI SAPIENTI di Miss Darwin
- 8 CINEMATOGRAFO
- 9 GALOP.
Cosa darei per vedere i “gatti sapienti” di Miss Darwin!
Torno al piano terra; un po’ di persone sono già andate via quindi ne approfitto per scattare senza disturbi nella sala dove si trovano due mobili con vetrine, una delle quali ospita una collezione di minerali, l’altra ancora libri. Questa “figurina” è ormai persa, qualcuno ha rubato il busto che c’era sulla colonna di legno nell’angolo della stanza e la macchina da scrivere che era sul tavolino di fronte ai due mobili. Complimenti. Comunque anche così è un’ambiente sicuramente singolare e straordinario.
Nella stanza di fianco ci sono altri arredi antichi, tra cui un imponente mobile in legno con specchi e vetrine curve, con ancora bicchieri, soprammobili e grandi conchiglie esposte. Ad una parete è attaccato un quadro che incornicia un’antica fotografia di famiglia, che daterei anch’essa intorno agli anni’20 o ’30 del ‘900.




Le stanze successive non sono da meno, camere da letto con camini, paravento, carta da parati che si stacca, cornici e stucchi a decorare i soffitti. Rimane anche qualche rete di letti, materassi, sedie e cuscini. In una parete è conficcata un’enorme freccia dalle penne dorate, probabilmente serviva a reggere la tenda di un baldacchino sopra al letto (immagino).
Tornando indietro e attraversando il corridoio di fronte alla sala con le vetrine si entra in un salottino con un divano e due poltrone azzurre, un tavolo con quattro sedie color panna, gli stessi colori delle porte e degli stipiti. La carta da parati si è staccata in molti punti e il soffitto presenta decorazioni in gesso e tenui colori pastello giallo, azzurro, rosa. Ci sono anche dei quadri, appoggiati sul divano, sui mobili, sono dei ritratti forse degli abitanti della casa. A terra c’è anche un grande quadro di S. Tommaso martire e sulla parete alle sue spalle una grande cornice contiene l’enorme albero genealogico della famiglia proprietaria. Apro un’anta di un armadio a muro, dentro ci sono numerosi bicchieri, ciotole e brocche in vetro colorato e cristallo.
Attraversata la stanza, dietro ad una delle porte c’è un’altra sala, dove protagonista è un’enorme specchiera purtroppo ormai senza lo specchio più grande e centrale. Di fronte un camino, un tavolino di legno ottagonale e un vaso cinese; su una piccola panca ci sono ancora due grandi cuscini quadrati e ricamati.




Ci sono altre piccole stanze che comunicano con questa sala, piuttosto piccole e vuote. Una di queste è stata probabilmente la casa dei conigli, infatti il pavimento e un materasso sono ricoperti di paglia e forse escrementi essiccati.
Non rimane che scendere la scala, che conduce in un piano parzialmente seminterrato. Qui sotto nella prima stanza si trova un pozzo, chiuso dietro a una finestra e un bagno con una bella vasca forse in pietra levigata. Una porta conduce a un’ampia cucina, dove si trovano un grande camino, una stufa, un tavolo e mensole con ancora pentole, barattoli e una vecchia bilancia. Sulle pareti ci sono diversi armadi a muro le cui ante richiamano gli stessi colori crema e azzurro delle porte del pianoterra. Anche nel vano adiacente, la sala da pranzo, ci sono degli scomparti con ante a ribalta contenenti piatti, bicchieri, tazzine e vassoi.



Devo dire che fino a quel momento non avevo mai visto prima nessuna foto di queste stanze per cui finalmente ho avuto qualche sorpresa dalla visita.
Ormai è quasi ora di pranzo ma per fortuna sono riuscito a vedere tutti gli ambienti della casa. Ovviamente, data la quantità di oggetti antichi, si potrebbe stare anche due giorni interi a curiosare, leggere, frugare e fotografare. Comunque sono abbastanza soddisfatto quando raggiungo gli altri nell’atrio prossimi all’uscita. Fotografo la facciata della casa, quasi completamente invasa da piante rampicanti rinsecchite e noto che in alto sotto al tetto, in corrispondenza della cappella privata, c’è persino una campana che forse veniva suonata in certe occasioni religiose. Nel giardino pieno di erbacce giace anche una Fiat Punto verde di fine anni ’90. Usciamo, salutiamo il resto della comitiva e andiamo a mangiare il nostro pranzo al sacco, prima di partire per la successiva destinazione.
Conclusioni
Qualcuno, parlando di questo posto, ha affermato che seppur entrando accompagnati dal proprietario questa sia stata un’esperienza “urbex”. Io dissento categoricamente. Rimane un posto eccezionale, non c’è niente da dire, è pur sempre un luogo abbandonato, vero, ma è stato come visitare una dimora di solito chiusa e aperta per le giornate FAI. Come visitare un museo per cui si è pagato l’ingresso. Già le ville non sono in cima alla mia classifica di gradimento, visitarle così (e mi rifiuto di usare il termine “esplorare”) è un’esperienza per me a livello emozionale nullo.
Le foto qui presenti risalgono a Aprile 2022.