Albergo M.

Ottobre 2016.

Quando siamo entrati nell’Albergo M., il primo pensiero è stato “finalmente!”. Si, perchè lo conoscevo da circa un paio d’anni e temevo di non riuscire a visitarlo, o di non riuscire a visitarlo prima che le sue condizioni fossero irrimediabilmente compromesse. Più che per l’azione del tempo e degli agenti atmosferici, per l’azione dei ladri e degli esploratori urbani poco corretti, del tipo che fanno incetta di pezzi d’antiquariato (sempre ladri, insomma). Infatti, dai report di amici esploratori vedevo cambiamienti all’interno dell’albergo, spostamenti e sparizioni di oggetti.

La strada percorsa per raggiungerlo è stata abbastanza lunga; si è fatto desiderare, ma siamo stati ben ripagati del viaggio. Siamo arrivati a destinazione che ormai era ora di pranzo, perciò ci siamo stabiliti nel salone ristorante, appunto, estraendo la nostra schiscetta. Non vedevo l’ora di finire di mangiare per iniziare a esplorare quel posto affascinante. Sopra di noi un soffito decorato con affreschi dipinti a mano, oggetti e mobili che mostravano da sotto la polvere ancora la loro bellezza, dopo decenni di quiescenza.

Il salone da pranzo

L’albergo fu costruito negli anni ’20 del novecento, ed è restato in funzione, se non ho capito male, fino agli anni ’70. Considerando l’assenza di graffitti e di vandalismi, forse era la volta buona che riuscivamo a gustarci un luogo al suo stato quasi “originale”.
Ecco improvvisamente che il mio volo pindarico, corredato da eleganti signori e signore che si aggirano tra bar e reception, viene interrotto da delle voci e da dei rumori vicini, molto vicini! Mi aspettavo l’arrivo dei custodi… guardo fuori dalla sala pranzo e vedo un uomo e una donna che saltano dentro l’area, scavalcando il muro di cinta. Lui vestito piuttosto tecnico, con cavalletto al seguito, lei molto più in borghese; capisco subito che sono fotografi, quindi li “accogliamo” con tranquillità. Erano due francesi alloggiati in zona, in giro per luoghi abbandonati nel nostro Paese. Il timore era quello di ostacolarsi durante la visita, ma in realtà il posto è abbastanza grande per permetterci di non stare troppo a contatto. Infatti ci siamo incrociati un paio di volte solamente, poi loro sono andati via (senza salutarci). Il lato negativo è stato che lui aveva il vizio di spostare mobili e oggetti per creare artificiosi set fotografici, inoltre parlavano tra loro ad alta voce facendo un baccano d’inferno.

Il pian terreno dell’albergo ci ha offerto una buona varietà di ambienti differenti: la sala pranzo con il soffitto affrescato, la veranda con il pianoforte, le cucine, i locali di servizio e l’appartamento del custode/propietario.

Tutti gli ambienti ricchi di arredi, quadri, suppellettili, oggetti personali, anche se tutti nel caos più totale. La cucina è sotterranea, c’è un lucernario ad  illuminarla che è stato coperto da un telo plastico verde per limitare le infiltrazioni d’acqua. Questo telo diffonde una luce verde scuro che crea un’atmosfera molto strana nell’ambiente.

I due livelli superiori sono riservati alle camere, quasi tutte con gli arredi al completo; in alcune i letti hanno ancora le lenzuola. Sedie, tende, lampade, davvero straordinario. Quelle tenute meglio sono quelle al primo piano; quelle all’ultimo piano infatti soffrono delle infiltrazioni del soprastante tetto, tetto che in alcuni casi è proprio sfondato e lascia vedere il cielo. Sono stati piazzati vecchi bidet portatili sotto ai punti in cui piove dentro, ma ovviamente non è una soluzione efficace…

I colori che si possono trovare sulle pareti di questi locali sono molto saturi; ci sono delle stanze magenta, fucsia, colori che vestono ogni cosa quando la luce del sole entra dalle fessure delle persiane e riflette sui muri. La stanza con il lettino e il baule è blu, i bagni verdi.

L’atmosfera che si respira nell’albergo è rilassante; pensando ai tempi in cui era pieno di ospiti vengono in mente coppie, famiglie che si divertono e che tornano da passeggiate tra i luoghi ameni che lo circondano.

Tra gli ospiti più recenti, diciamo, abbiamo trovato anche tracce di animali, come l’enorme nido di vespe vasaie che gli insetti hanno costruito sul soffitto vicino a una delle finestre dell’ultimo piano. E in un’altra stanza, seminascoste sul lato interno di una persiana socchiusa, una colonia di simpatiche coccinelle sonnecchianti, simbolo di un’esplorazione fortunata e di una bellissima giornata.

Le foto qui presenti risalgono a Ottobre 2016. La galleria non è completa e sarà integrata con altre fotografie. Aggiornamenti sulla pagina Facebook.