I Nemici dell’Urbex

Questo è un elenco, sicuramente non esaustivo, di tutti i fattori – umani e non – contro i quali un Esploratore Urbano in Italia si dovrà prima o poi imbattere durante l’esercizio della sua attività. Di sicuro contro la maggior parte di essi c’è proprio poco da fare. Attenzione: può contenere ironia e sarcasmo.

Tempo

Il tempo è il nemico più leale. Tempo inteso sia come il trascorrere degli anni sia come meteorologico. In effetti è anche un ingrediente per rendere un abbandono… più abbandonato. Pensiamo alle infiltrazioni di pioggia; favoriscono le muffe sui muri, la crescita di piante all’interno di spazi chiusi, pozzanghere e stagni scenografici. Quindi i cedimenti, le travi di legno che marciscono, i tetti che si sfondano, fino ai crolli delle pareti. Se un edificio è abbandonato, nessuno farà le manutenzioni necessarie ad evitare il decadimento naturale, perciò prima o poi diventerà inagibile. Solitamente è un procedimento piuttosto lento, che dà tutto il tempo agli esploratori di poter godere dei luoghi abbandonati. Purtroppo spesso questo processo viene accelerato dall’intervento di alcuni individui; pensiamo solamente, ad esempio, alla grande differenza che possono fare delle finestre con o senza i vetri.

Occupanti Abusivi

Capita certe volte, specie nelle vicinanze di grandi centri o nelle città, che dei luoghi abbandonati vengano occupati in maniera più o meno stabile da personaggi di vario tipo. Dai più innocui disperati come senzatetto o clandestini a sbandati, tossici, zingari, personaggi “alternativi”, centri sociali. I segni di tali occupazioni di solito sono i percorsi di ingresso alle zone abbandonate molto battuti, accessi facili, cumuli di rifiuti recenti. A volte, se si è in gruppo, si viene tollerati dagli abitanti, magari mettendosi d’accordo in anticipo sulle proprie intenzioni di visita. Un’esplorazione in solitaria in un ambiente simile è da sconsigliare senz’altro. Mi è capitato in alcuni luoghi abbandonati di trovare delle borsette e portafogli debitamente puliti frutto di scippi e furti ma anche veicoli cannibalizzati a puntino da specialisti ladri-meccanici. Queste occupazioni di solito rendono i luoghi dei veri e propri immondezzai e a volte arrivano a interessare il Comune di turno che obbliga la proprietà a sigillare tutti gli ingressi alla zona.

Vandali

Forse il peggio del peggio? Solitamente sono adolescenti, ragazzini (ma non escludo che ci siano anche personaggi più che adulti tra loro) che non avendo passioni o scopi nella loro triste vita si sfogano distruggendo qualsiasi tipo di luogo abbandonato in cui si possano infilare. Affettuosamente vengono chiamati Bimbiminkia. Non risparmiano nulla, dalle fabbriche alle colonie, dagli ospedali alle chiese. Anzi, forse nelle chiese si aggiunge anche la componente blasfema, con l’apporto di bestemmie scritte sui muri, croci rovesciate e 666 scritti a caso. Sono satanisti forse? No, forse i satanisti sono più istruiti. Questi vandali scimmiottano quello che vedono in giro e in ambienti sacri hanno solo uno stimolo in più per spaccare e imbrattare. Tra le loro abitudini migliori ci sono la distruzione di porte e finestre o di qualsiasi altra superficie che abbia un vetro al suo interno; questo può avvenire con il lancio di sassi o di oggetti trovati all’interno del luogo stesso. Ad esempio, ho visto personal computer gettati attraverso le vetrate di una chiesa, una combo mica male. La distruzione dei sanitari; non deve neanche essere troppo facile, eppure trovare sanitari intatti in un abbandono non è mai semplice. Svuotamento di estintori: e cosa c’è di più intelligente che riempire di polvere bianca tutte le superfici di una stanza? Semplice, gettare poi l’estintore vuoto attraverso una finestra.

Pasticcia Muri

Questi si dividono in due categorie, gli artisti e i taggatori. I primi realizzano anche delle vere e proprie opere d’arte, nulla da dire, ma lo fanno nel posto sbagliato. A mio parere una parete dipinta con un graffito è comunque una stonatura verso la vera natura di un luogo. Belli per quanto possano essere, preferisco non ci siano. I taggatori invece sono quelli che riempiono le pareti con scritte senza senso, bestemmie, dediche d’amore, disegni di enormi peni, insulti, nomi, date e altre inutilità. Sono arrivato a vedere su un muro di una villa abbandonata una grande scritta “A.C.A.B.”. A parte la bestialità insita nel messaggio, la stupidità sta anche nel fatto che praticamente nessuno lo avrebbe letto. Molti di questi taggatori corrispondono alla categoria dei Bimbiminkia di cui sopra, ossia scrivono e spaccano.

Ladri

I ladri, a differenza dei vandali, almeno hanno uno scopo. Rubano per ricavare un profitto. I vandali invece spaccano solo per il gusto di farlo. Ci sono diversi tipi di ladri, ci sono gli antiquari e i rigattieri, quelli che rubano arredi, quadri, suppellettili di valore più o meno elevato. Ci sono quelli che rubano anche i rivestimenti in marmo, i gradini, i caminetti e altri materiali di pregio. Ovvio che dopo il passaggio di questi personaggi il luogo appaia devastato come e più che dopo il passaggio di qualche lustro. Nelle fabbriche abbandonate poi abbiamo i ladri di metalli, individui che strappano i cavi elettrici dai muri, dai soffitti, dai macchinari per rubare il rame. Non vengono risparmiati neanche i tombini di ghisa e altri metalli rivendibili a peso.

Tutte queste categorie di personaggi vengono agevolate da tutti quegli “Urbex” che non si preoccupano di tenere riservate le informazioni riguardo ai nomi e all’ubicazione dei luoghi abbandonati. Anche questi “Urbex” si dividono in diverse sotto-categorie:

YouTuber

Lo YouTuber medio che si occupa di luoghi abbandonati punta alla spettacolarizzazione per acchiappare visualizzazioni e like. Nei thumbnails e nei titoli dei suoi video inserisce frasi ad effetto riguardo il luogo trattato. Di solito sono del tipo “abbiamo trovato oggetti lussuosi in ogni stanza”, “villa abbandonata spettrale”, “strani ritrovamenti”, “la villa maledetta”, “la casa/villa – il castello del pazzo/maniaco – politico/collezionista/accumulatore seriale”, “l’ospedale/il castello – titanico/enorme/gigantesco”. Probabilmente ha un software che genera in maniera randomica questi appellativi. Comunque, siccome non vuole far passare i suoi video come fini a loro stessi ma vuole dimostrare la sua enorme conoscenza dei luoghi che esplora, ne aggiunge alla narrazione la storia. Peccato che non riformuli i concetti con la sua testa, no, ci vorrebbe troppa fatica. Lui legge pari pari le informazioni che trova sul web, fino ai minimi particolari, come nomi e date. Quindi basta cercare su Google qualche parola del suo racconto per trovare immediatamente tutte le sue fonti e quindi nome e ubicazione del luogo esplorato. Guai a far notare questa cosa allo YouTuber! Le sue risposte di solito sono: “ma tanto è un luogo che conoscono tutti, è di pubblico dominio” e si viene bloccati e/o insultati.

Le musiche di sottofondo dei video dello YouTuber attingono al genere horror, colonne sonore tensive in ogni caso, dalla villa liberty abbandonata alla decrepita fabbrica di assorbenti, la tensione deve essere sempre alle stelle, lo spettatore va inquietato. A questo lo YouTuber aggiunge il racconto recitato con voce sussurrata alla Adam Kadmon, ci parla della cascina abbandonata esplorata in una giornata di sole come se fosse l’oscura sede dei massoni rettiliani amici di Bill Gates visitata la notte di Halloween con la luna piena.

Il follower medio dello YouTuber, di solito, oltre a sbrodolare complimenti generici a cotanta sapienza cinematografica ed esplorativa, scrive commenti del tipo “posto bellissimo, puoi dirmi dove si trova?”, “secondo me sei il numero uno della scena urbex”, “al minuto 3:25 si vedono degli orbs/delle presenze”, “mamma mia che paura/ansia”. A volte lo YouTuber è addirittura più di uno, un team, una gang, una squad, una crew, dove ci sono i vari personaggi come nei cartoni animati giapponesi, ognuno con la sua abilità particolare. Quale sia non è purtroppo dato saperlo.

Photo Blogger

Discorso simile a quello degli YouTuber, ma di solito il tono è meno sensazionalistico, qui diventa più prosaico. La qualità delle fotografie è in generale medio-alta, i testi non sono banali ma al contrario spaziano fin troppo nel mondo della fantasia. A ogni luogo viene bene o male associato un senso di tristezza, di decadenza, di vite sfiorite e dimenticate. Così si trovano poesie incollate ispirate magari ad un particolare dell’abbandono, come possono essere dei libri, dei fiori, ricordi di infanzia. Il Photo Blogger è piuttosto auto-celebrativo e capita che a fine anno faccia un post con tutti i migliori posti visitati nei precedenti dodici mesi, ripeschi vecchie foto scrivendo come didascalia “sono già passati X anni…”, per far pesare la sua esperienza nel campo dell’urbex. Purtroppo però a volte anche il Photo Blogger vuole far vedere che ne sa del posto visitato, così scrive dei particolari della storia del luogo, facendo copia-incolla da altre pagine web. Wikipedia compresa. Quindi con un ulteriore copia-incolla su Google chiunque può capire di che posto si stia parlando.

Collezionisti di Figurine

Una tipologia di persone proliferata dopo l’avvento dei Social Network. Anche qui come per YouTube, c’è la caccia ai like e ai followers, ma non solo. Parliamo di figurine, ossia di luoghi visitati da aggiungere al proprio “curriculum”. Nessuna storia, nessun racconto, spesso una o due foto al massimo dello stesso luogo. Di solito le stesse inquadrature, gli stessi soggetti fotografati dagli altri. Così ci tocca vedere decine di volte lo stesso divano circolare fotografato in tutte le salse, o il pallone di fianco alla foto della squadra di calcio, eccetera eccetera. Giusto per far capire “io ci sono stato” agli altri collezionisti come loro. E “ci sono stato prima di voi” è il secondo messaggio che vogliono far passare. A volte, giusto per essere sicuri di avere meno “concorrenti”, questi individui chiudono con catene e lucchetti portati da casa i luoghi o peggio, li devastano, in modo che nessuno possa più fare foto simili alle loro. Questi collezionisti si puliscono la coscienza non scrivendo pubblicamente il vero nome del posto, bensì si inventano dei nomignoli di fantasia con cui poi questi luoghi vengono identificati all’interno del loro giro “urbex”. Abbiamo perciò la “villa della contessa impazzita”, la “villa del cinghiale”, il “palazzo dell’alchimista” e così via. Ma sotto questa parvenza di riservatezza cova il peggior traffico sottobanco di coordinate GPS. “Io ti dò 2 ville e un manicomio, tu cosa mi dai in cambio?” ” Ah no, questo ce l’ho già… ce l’ho, ce l’ho, manca!”. Tutto ciò genera turbinii di gelosie, ripicche, voltafaccia che portano solitamente a litigi e all’esposizione pubblica dei luoghi che sarebbero da preservare. Il culmine della mercificazione si ha con siti tipo *****prime.com, un sito che VENDE le coordinate dei luoghi abbandonati di mezza Europa. Ci sono le anteprime con l’immagine dal satellite del posto, il nomignolo appunto e il prezzo. Si va dai 2-3 Euro dei luoghi “Bronze” (quelli “scarsi” diciamo) fino ai 6-7 Euro dei luoghi più “trendy” o quelli appena scoperti. Appunto, quelli appena scoperti, segno che qualcuno li VENDE a sua volta al sito. Infatti se si fornisce un luogo non ancora presente nel loro database, si viene ricompensati con un luogo di pari livello, “gratis”!

Riqualificazione

Lo chiamano progresso. La chiamano speculazione edilizia. In ogni caso o qualche ente pubblico o qualche soggetto privato, proprietari dell’area, decidono di demolire un posto abbandonato. Di solito al suo posto sorge un centro commerciale (Arese o il Portello vi dicono nulla?), un supermercato o delle palazzine. A volte rimane solo una spianata di cemento, giusto per risolvere il problema delle occupazioni abusive. Altre volte, più rare, il posto viene ristrutturato e rimesso in vita. A volte una colonia diventa un albergo, una fabbrica una scuola. Questo è il caso meno doloroso per gli appassionati, perché almeno il luogo viene in qualche modo “salvato”.

Conclusioni

Così ora abbiamo un’idea di massima di quali siano i fattori principali che ostacolano l’esplorazione urbana in Italia e che gareggiano, a volte più di uno contemporaneamente, per portare alla cancellazione dei luoghi abbandonati. Questa per gli abbandoni è anche una passione fatta di rimpianti. Che ci fanno ricordare ancora di più quanto siamo in dovere verso questi luoghi di salvaguardarli, proteggerli ed esplorarli, documentando, per mantenerne il ricordo anche nel futuro.