Palazzo D.
Dicembre 2022.
Premessa
Questo luogo, quando lo vidi per la prima volta in un video, era etichettato come castello; non era un luogo molto conosciuto nell’ambiente Urbex e questo fattore mi incuriosiva ancora di più.
Storia
Un palazzo costruito agli inizi del XIX secolo con le funzioni di dogana tra Regni e Ducati, prima dell’unità d’Italia. Ovviamente in seguito fu usato anche come abitazione e studio di un dentista medico chirurgo; posso presumere dalla mia esperienza che sia stato abbandonato tra gli anni ’80 e i ’90 del XX secolo.
Esplorazione
Continua a piovere in questa giornata di esplorazioni in solitaria ed ormai è pomeriggio. Parcheggio in una posizione tale da non destare troppa attenzione, dato che il paese è molto piccolo e mi avvio verso l’edificio. Non sapevo come si accedesse ma avevo escluso a priori il lato frontale dato che si affacciava completamente a vista su una delle stradi principali. Sul retro invece c’erano alberi e vegetazione incolta per cui mi inoltro nel prato, intravedendo ad un certo punto anche una specie di percorso battuto. Arrivo ad un buco nel muro dell’edificio che attraverso abbastanza agevolmente scoprendo di essere appena passato attraverso… un camino! Nel buio, con la torcia, salgo al primo piano, dove per fortuna dalle finestre entra un po’ più di luce. Mi trovo subito in una delle stanze più caratteristiche di questo palazzo, ossia il salone con i libri, gli strumenti e gli apparecchi che venivano usati per prendere i calchi dentali.


Ma è una piccola stanza sullo stesso piano quella che più mi piacerà, quella con la carta da parati in stile tipicamente anni settanta e una poltroncina in finta pelle nera.

Scatto un po’ di fotografie per quello che mi permette la poca luce poi proseguo la salita fino al sottotetto. Ci sono locali ampi e luminosi, abbastanza vuoti se non per qualche mobile come ad esempio delle sedie disposte in circolo attorno ad un comodino. Su una delle colonne c’è una targa riportante l’anno 1932, anno in cui probabilmente è stato rifatto il tetto. Purtroppo qualche bimbominkia locale ha pasticciato col pennarello la targa, per cui non la vedrete pubblicata.


Se per salire avevo impiegato una scala stretta e buia, per scendere utilizzo lo scalone principale, illuminato da finestre e con una tromba piuttosto ampia. Accedo ad un’altra ala del palazzo dove ci sono degli enormi stanzoni ancora parzialmente arredati. In una ci sono un letto, un comò, alcuni bauli ed addirittura un tappeto sul pavimento. Trovo sul pavimento vecchi libri e riviste degli anni ’60.




Un’altra stanza, con ancora la tenda alla finestra ha un letto matrimoniale con comodini, valigie e borsette da donna appoggiate qua e là. C’è molto buio e sono costretto a fotografare gli oggetti illuminandoli con la torcia elettrica. Vago tra corridoi e stanze, altri letti, mobili e fotografie, tra le quali mi colpisce quella di una ragazza coi capelli lunghi appoggiata sull’angolo di una cassettiera. Le piante rampicanti ormai stanno entrando dalla finestra nella lenta riconquista dei loro spazi. In un’altra stanza ci sono due poltrone davanti ad una finestra spalancata, rivestite con una tela a righe dai colori ormai tenui, in una luce magica.


Scendo a piano terra. In fondo allo scalone c’è una porta che probabilmente dava sul cortile frontale completamente ricoperta dall’edera che dall’esterno vi si è infilata sopra, scendendo come una cascata verde. Raggiungo una cucina buia e disordinata, arredata con mobili ed elettrodomestici anni ’70 e con una stufa a kerosene. Di seguito c’è una sala da pranzo dove sembra che le pareti e il soffitto siano stati anneriti dal fumo, rendendo il locale ancora più buio; poi una sala praticamente vuota, con soffitto a volte e le lunghe tende alle finestre. Adesso non riesco più a ricordare la disposizione esatta delle stanze, ricordo fosse una specie di labirinto buio e polveroso. Comunque, mi ritrovo sul pianerottolo della scala, dove appoggiata su di una cassettiera c’è la targa dello studio del dentista, che probabilmente una volta era affissa all’esterno, sulla porta di ingresso del palazzo.


Un tenebroso corridoio mi conduce ad una specie di magazzino/cantina, totalmente buio e contenente attrezzature agricole. In una nicchia del corridoio c’è una piccola libreria coperta da lettere, cartoline e fotografie molto vecchie. Una cartolina pubblicizza la “linea postale per l’impero”, compagnia navale tra l’Italia e la Libia, quindi risalente agli anni ’30. Alcune foto ritraggono persone su una spiaggia e in villeggiatura, con costumi e abiti degli anni ’20-’30. Purtroppo non ho pensato a fotografare le lettere per poterle poi leggere con calma, chissà quali storie potrebbero raccontare!

Mi rendo conto di aver esplorato praticamente tutto, così ripercorro la strada dell’andata attraversando nuovamente le stanze, ormai ancora più buie poiché all’esterno il sole sta già tramontando, essendo dicembre.
Conclusioni
Devo dire che questo luogo mi è piaciuto molto per la sua atmosfera tranquilla; nonostante fossi da solo e spesso al buio, mi sentivo coccolato e protetto tra le sue pareti, accompagnato dal rumore della pioggia che cadeva sulle piante. Ricca la presenza di oggetti e testimonianze del passato, che spaziano dagli anni ’30 agli anni ’80. Di sicuro le condizioni atmosferiche hanno influito sull’esplorazione, sia negativamente che positivamente, ma probabilmente più in questa seconda direzione.
Le foto qui presenti risalgono a Dicembre 2022.