Officina Del Gas

Giugno 2017.

Premessa

Difficile per me parlare di questo luogo senza lasciarmi andare a commenti entusiastici, per la sua straordinaria bellezza, per la rilevanza storica, per motivi affettivi. Probabilmente lo farò lo stesso. Contemporaneamente devo stare attento a non rivelare troppi dettagli, per difenderlo. Si, perchè questo luogo non è ancora molto conosciuto nell’ambiente, o meglio, nella parte marcia dell’ambiente urbex. Sarà stato merito del fatto che questo luogo è sempre stato ben sorvegliato o che dal momento in cui è stato “scoperto” le informazioni non sono state sbandierate ai quattro venti. Fatto sta che l’ho trovato ancora in buone condizioni e spero che rimanga così a lungo, anche se l’ombra minacciosa della “riqualificazione” dell’area rimane in agguato dietro l’angolo.

Storia

Parlare di Storia è esagerato? Non in questo caso, se pensiamo che la nascita della fabbrica risale al 1905 e che fu uno dei più grandi e importanti impianti del genere nella nazione. Inizialmente il gas veniva prodotto dal carbone fossile (coke), immagazzinato nei gasometri e poi distribuito tramite tubature sotterranee alle utenze cittadine. Negli anni ’60 il carbone lasciò il posto ai derivati del petrolio come materia prima per la produzione del gas, produzione che cessò definitivamente negli anni ’90.
Un’esempio che testimonia il passato di questo luogo è questa targa, una testimonianza eccezionale che va preservata. Ma ahimè siamo in Italia, per cui temo non succederà.
Targa Storica Officina del Gas Esplorazione Urbana

Esplorazione

Non appena saputo della possibilità di poter esplorare questo luogo, mi sono affrettato ad organizzare un’esplorazione con un altro membro di Lost Italy. Per evitare almeno in parte il caldo devastante di una giornata ormai estiva ci siamo mossi molto presto e alle 6:30 muovevamo già i primi passi all’interno dell’area. Ovviamente il vantaggio di muoversi a quell’ora è anche quello di avere meno sguardi indiscreti per le strade intorno…
Il Leitmotiv della giornata naturalmente era orecchie tese e passo felpato, temendo le ronde della vigilanza, perciò abbiamo iniziato ad addentrarci con la massima cautela. Eravamo appena entrati nel primo capannone, sornioni e silenziosi, quando ecco che un rumore improvviso ci fa girare di scatto. Il primo pensiero è stato “ci hanno già sgamato!” e invece ecco dall’alto di una scaletta balzare a terra un gattone randagio che sgommando fugge via, più spaventato di noi. Beh, come inizio non c’è male! Altri piccoli sussulti durante l’esplorazione ci sono stati causati dai rumori provenienti dalla strada (camion dei rifiuti) e dai numerosi corvi che saltellando sulle foglie secche simulavano i passi di una persona.

La Torre Idrica

Avevamo già un elenco di cose principali da vedere, ma abbiamo deciso sul posto di iniziare dalla torre idrica, perchè lassù saremmo stati visibili da tutta l’area (e anche dall’esterno) e quindi era meglio farlo quando ancora era presto. Inoltre il sole ancora relativamente basso ci avrebbe favorito, fotograficamente parlando. La torre al suo interno ha una scala a chiocciola in cemento che sale ai vari livelli, dei locali vuoti con finestre ancora intatte. Uno di questi livelli è stato evidentemente la dimora di qualcuno in tempi abbastanza recenti; in un altro livello abbiamo inspiegabilimente trovato un orsacchiotto di peluche.

Per arrivare all’ultimo livello bisogna percorrere una passerella metallica e salire una scala, entrambe esterne alla torre; un tratto molto in vista e potenzialmente pericoloso, anche se bisogna dire che lo stato di conservazione della struttura ispirava ancora sufficiente fiducia. Rientrati all’interno della torre, all’ultimo livello una scaletta metallica al centro del locale saliva alla cisterna vera e propria ma non ce la siamo sentiti di salire. In compenso dalla finestra abbiamo potuto scattare fotografie al panorama circostante, dominando il bosco e le altre costruzioni dell’area.

Panorama dalla Torre Idrica Officina del Gas Esplorazione Urbana

La Sala Caldaie

Dopo aver rimesso i piedi per terra abbiamo fotografato da fuori un capannone contenente dei macchinari protetti a loro volta da una recinzione. Il nostro prossimo obiettivo era la sala caldaie. Gli ingressi più semplici erano chiusi, così abbiamo dovuto farci largo tra la vegetazione per riuscire a guadagnarci l’entrata. All’interno i protagonisti sono tre grossi bruciatori, circondati da tubazioni, tra cui il bel tubo piegato a forma di Omega. Sotto al tetto c’è una rete che funge da soffito ormai nera per lo sporco, immagino installata per evitare l’ingresso degli uccelli. Da una porta si accede alla base di una ciminiera in mattoni molto antica, dove delle api/vespe hanno deciso di creare una enorme casa e dove un albero è cresciuto lungo una scaletta di metallo, prendendone possesso. La visita si è conclusa nel locale adiacente, dove serbatoi e tubazioni convivono con la vegetazione cresciuta all’interno.La Sala Caldaie Officina del Gas Esplorazione Urbana

La Sala Valvole Grande

Siamo passati di fianco a un piccolo edificio riportante il cartello “Sala Comando”, purtroppo completamente chiuso; proseguendo abbiamo trovato l’edificio forse più ricco e interessante del complesso: la sala dei compressori. Un edificio a forma di “L” contenente i compressori che spingevano il gas nelle tubature sotterranee e la sala comandi da dove venivano controllati.

Un locale bellissimo e luminoso, grazie alle finestre in alto e agli inserti in vetrocemento. I compressori, le catene che scendono dal soffitto, i pavimenti piastrellati che nelle immagini d’epoca erano tirati a lucido, la parete della sala comandi con i monitor, gli indicatori, i comandi… un insieme di elementi che ci ha fatto rimanere per circa un’ora all’interno, incantati dalla bellezza e dallo stato di conservazione del posto. Un vero tuffo nel passato, fantastico.

Capannoni, uffici, il Bosco

Tornati a nord-est abbiamo visitato uffici, capannoni con colonne e tralicci metallici colorati in verde e lilla, dove i controsoffitti caduti a terra formavano un morbido tappeto coperto di muschio verde; come non citare il distributore di carburante, benzina e diesel, l’ufficio con soppalco con le felci cresciute sul pavimento, il colossale capannone in mattoni rossi dove all’interno dorme la gru sul suo carroponte, l’edificio con il tetto pieno di api, l’enorme parcheggio coperto da una struttura prefabbricata in cemento, con gli alberi cresciuti sull’asfalto. E ancora l’infermeria, le bacheche del sindacato, la pesa, i ruderi delle grosse vasche in cemento. Purtroppo non siamo riusciti a visitare gli spogliatoi e la mensa perchè gli accessi erano stati da poco sigillati.
Ci rimaneva un obiettivo, sulla carta niente di imperdibile, ma che mi sarebbe piaciuto oltremodo vedere: la pista di atterraggio per elicotteri. Il problema è che dalla mappa si vede chiaramente che non ci sono strade asfaltate che vi conducono, per cui ci siamo avviati in linea retta attraverso la vegetazione. Una volta addentrati nel bosco ci siamo sentiti in un’altra dimensione. Tutto intorno a noi prato e alberi, nessun segno dell’uomo visibile. Un silenzio incredibile, solo il rumore dell’aria tra le foglie e i richiami degli uccelli. Di tanto in tanto solamente il rumore dei treni a distanza ci ricordavano di essere nel mezzo della città.

Purtroppo ad un certo punto i rovi ci hanno impedito di proseguire; erano troppi, alti, fitti. Ci abbiamo riprovato da altre 2 direzioni diverse: muri, muri di rovi ci hanno sbarrato la strada. Abbiamo sudato parecchio e sprecato un sacco di energie nello scavalcare rovi e rami per riuscire a trovare un passaggio, ma senza risultato; forse bisognerebbe riprovare in inverno. E’ comunque stato bello addentrarsi in una zona selvaggia e riconquistata dalla natura, dove le vecchie strade vengono mangiate dalla vegetazione e un bosco ha sosituito le opere dell’uomo.

La Sala Valvole Piccola e il Gasometro

Prima di terminare la nostra visita siamo entrati nella sala valvole piccola, un capannone piuttosto antico con soffitto con tegole a vista, contenente piccoli compressori e molte valvole ad azionamento manuale. Anche questo edificio, seppur più piccolo dell’altro, offre un sacco di spunti e particolari: manometri, leve, veri pezzi di antiquariato e anche qui una piccola saletta comandi simile alla sorella maggiore della sala grande.

Siamo un po’ stremati dal caldo, dalla fatica e dalle zanzare. Raggiungiamo uno dei gasometri e mi arrampico fino alla porticina di ispezione aperta. Un nido di vespe è proprio sulla soglia. Metto la testa dentro: l’interno è quasi totalmente buio, tranne qualche lama di luce che entra dai buchi nel soffitto arrugginito. Il fondo del gasometro è completamente pieno d’acqua, non so quanto profonda e una passerella fatta con assi di legno traballanti e marce si spinge verso il centro del silos. La temperatura e l’umidità interne sono insostenibili, sicuramente siamo intorno ai 40°C e l’aria è irrespirabile. Decido che è meglio non entrare e ritorno faticosamente al sicuro. Direi che anche così siamo molto soddisfatti e ci avviamo all’uscita, dove ci aspetta una bibita fresca a concludere degnamente la nostra esplorazione!Gasometri Officina del Gas Esplorazione Urbana

Le foto qui presenti risalgono a Giugno 2017.