Residenza Sanitaria per Anziani L. P.

Gennaio 2024.

Premessa

Questo luogo stava passando quasi in sordina, ma la foto che vidi di una vetrata colorata con raffigurato un pavone mi aveva proprio colpito. Pensavo fosse una villa, invece scoprii che si trattava di una residenza sanitaria per anziani.

Storia

Sorta sulle ceneri di un rinomato ristorante, la RSA ha operato fino al 2019, quando fu chiusa a causa del fallimento della società che la gestiva.

Esplorazione

In una mattinata invernale, neppure troppo fredda, mi ritrovo a percorrere la salita carrabile che arrampicandosi sulla collinetta raggiunge l’edificio. Pur essendo passati solamente quattro anni, la vegetazione si sta già ampiamente riappropriando della strada. Molto rapidamente mi ritrovo all’interno della cucina, che è stata completamente svuotata. Spero che almeno i mobili e gli elettrodomestici siano stati recuperati o rivenduti. Entro in quella che era la “hall” e un gatto mi fa prendere un bello spavento correndo via e facendo rumore. Attraversata la sala esco nel cortile interno; l’architettura del luogo è davvero strana per una struttura sanitaria, si percepisce ancora chiaramente l’impronta originaria del ristorante. Al primo piano di un fabbricato al centro del cortile c’è una grande veranda vetrata coi classici infissi in alluminio. Dove una volta c’erano i tavoli per pranzi e cene, ora c’era una lavanderia con lavatrici e fili per stendere. Sul muro è stato dipinto un panorama lacustre, con una faccia gialla tipo Simpsons che sbuca dall’angolo della casa con balcone raffigurata a sinistra.

Dirigendomi verso l’edificio a tre piani arrivo in un cortile caratterizzato da un campanile in miniatura che riproduce nelle fattezze quello del paese (che si trova proprio alle sue spalle) e da una statua di Gesù ormai avvolta dalla vegetazione cresciuta nella sua aiuola. Sul piccolo campanile è stato anche applicato un orologio – chissà se era adatto all’esterno – fermo alle 5:45.

Il campanile nasconde quasi una porta in legno che, ancora chiusa, difende la camera mortuaria della RSA. Una cappelletta con due panche, un sostegno estensibile per appoggiare le bare, un piccolo altare con due statue. Riesco a fotografare questa bella stanzetta infilando l’obiettivo tra le maglie della rete metallica, quindi mi dirigo verso l’ingresso della palazzina alle mie spalle.

Trovo una camera con due letti, una stanza con un camino e poi, percorso un corridoio finestrato, arrivo infine alla sala con la vetrata del pavone. La quantità di oggetti presenti e di dettagli è davvero notevole. Anche lo stato di preservazione mi lascia stupito, ma per questo vi rimando al paragrafo delle conclusioni. Su un mobile ci sono degli alberelli di natale in plastica, uno di questi ancora si accende illuminandosi in diversi colori. Naturalmente lo spengo e lo rimetto a posto. Qualcuno ha preparato un quaderno e un pennarello da usare come guestbook; un’idea che trovo carina, lascio la data e il mio nickname.

Procedo nella stanza attigua, ossia l’ufficio amministrazione. Qui ci sono delle scrivanie e molti documenti impilati o nei raccoglitori. Ci sono anche dei telefoni, una stampante e degli occhiali appoggiati sul caminetto.

Salgo la scala che mi porta ai piani dove c’erano le camere degli ospiti. Gli ambienti sono grandi e i pavimenti sono rivestiti con parquet. Ci sono ancora i letti, gli arredi e numerosi effetti personali rimasti. Vestiti, borse, valigie e numerosi santini appesi ai muri e sui comodini. Trovo anche diverse sedie a rotelle, pappagalli e padelle. Alcune camere hanno anche dei grandi balconi che godono di un bel panorama. Ogni tanto è visibile qualche segno dei primi vandalismi, come un estintore svuotato completamente in un bagno. I due piani non sono molto grandi ma piuttosto ricchi di dettagli da fotografare.

Ridiscendo fino ai sotterranei, dove ci sono gli spogliatoi delle infermiere, il timbratore dei cartellini e diversi locali usati come cantine dove ci sono addobbi, tessuti e scatoloni vari. Risalgo nella “hall” e nell’adiacente infermeria, che contiene ancora diversi armadi pieni zeppi di medicinali. Sulle confezioni sono state scritte a pennarello le scadenze e fa impressione vedere che alcuni sono appena scaduti. Sulla scrivania c’è ancora il computer; il lavandino ha ancora il dispenser del sapone liquido e c’è un grande rotolo di carta per asciugarsi le mani.

Esco di nuovo in cortile e trovo una scala che mi conduce alla lavanderia e ad un locale dove lavorava il manutentore (c’è ancora il suo badge appeso al muro), con attrezzi, minuterie, vernici ecc.

Scendo nuovamente e mi sposto fino ad arrivare in un altro cortile dove ci sono ancora dei tendoni rossi davanti alla facciata dell’edificio, chiaramente usati quando funzionava come ristorante per riparare i clienti dal sole e dalla pioggia. In un corridoio trovo un grande acquario che probabilmente conteneva le aragoste e casse di plastica piene di bicchieri impolverati. Apro la porta di una specie di ripostiglio, un locale ricavato sotto una piccola tettoia. Qui trovo un divano e a terra diverse lettiere per gatti, piatti di plastica e scatolette di cibo. Penso che quando la struttura fosse in funzione qui veniva accudita una colonia di gatti e gli stessi, abituati a trovare cibo e riparo, si aggirano ancora per i locali. Ritorno nella hall e da qui trovo un corridoio che conduce ad un’altra ala adibita a camere. Qui lo stile è un po’ più moderno, sono camere chiaramente ricavate dalla ristrutturazione di quello che era il ristorante. Anche qui trovo carrozzine, armadi pieni di vestiti e un bagno con una speciale vasca per persone con scarsa mobilità. In uno stanzino c’è un amplificatore con microfono per la filodiffusione.

Torno nella hall per l’ultima vota e fotografo qualche altro particolare come dei cestini con l’occorrente per il cucito, riviste e giochi di società, poi mi incammino verso l’uscita.

Conclusioni

Questo posto mi ha lasciato impressioni contrastanti. Se da un lato c’erano delle cose carine a livello fotografico ed esplorativo, dall’altro c’era uno scarso appeal dovuto al poco tempo trascorso dal momento dell’abbandono. Recentemente ho poi scoperto su YouTube come mai la stanza della vetrata fosse così in ordine. Uno YouTuber ha voluto condurre un esperimento riordinando la stanza e pulendola con scopa e stracci, piazzando il guestbook per poi tornare a controllare periodicamente la situazione. Ebbene, sono finito nel suo esperimento, anche se del mio passaggio è rimasta solo la firma sul quaderno. La cosa negativa è che dopo qualche passaggio innocuo, a circa un mese di distanza dalla mia esplorazione il luogo è stato devastato. Mobili ribaltati, oggetti rotti, persino la vetrata col pavone è stata danneggiata. Ed è questo il motivo per cui pubblico un articolo su un’esplorazione così recente, perché ormai questo posto è “andato”. Il già scarso fascino si è esaurito del tutto dopo il passaggio dei vandali. Hanno addirittura sfondato la porta della camera mortuaria e fatto scempio spaccando tutto, statue comprese. Altri esemplari degni della pagina I Nemici dell’Urbex.

Le foto qui presenti risalgono a Gennaio 2024.